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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

And all you can do is laugh

La ricerca di qualche disco del 2015 di cui valga la pena scrivere è lunga e quasi totalmente priva di soddisfazioni: per consolarci abbiamo deciso di fare i nostalgici e guardare un po’ all’indietro, per l’esattezza di un decennio, verso un periodo che, per quanto possa sembrare strano a noi, allora bambini e ascoltatori incoscienti, possedeva delle caratteristiche uniche e, osservando i primi cinque di questi anni ’10, forse irripetibili. Questa volta, quindi, parleremo di quattro dischi fondamentali per la definizione del sound della prima decade del primo millennio. Il titolo dell’articolo, che è anche quello di un pezzo dei cLOUDDEAD, è un collegamento con quello che scriveremo nel prossimo numero. Buona lettura e buon ascolto! Hood - Cold House (2001) Gli Hood arrivano al loro folk lo-fi intriso di elettronica dopo una ricerca di identità durata 4 dischi, che li ha portati a sperimentare shoegaze, post-rock e slowcore. Seppure il percorso sia diverso da quello che ha p

Ode all'uomo nudo

Io sono lo specchio, nessuno è come me. Senza di me che cosa sei tu, uomonudo, che ora mi guardi? Che cosa sei? Io ti conosco. Io ti conosco perch é compresi chi eri, quel giorno in cui mi mostrasti il tuo bicipite muscoloso. La potenza dell ’ egocentrismo pulsava in quel tuo muscolo, lo sentivo respirare, lo vedevo contrarsi in grande e poi tornare piccolo, perch é la bellezza del tuo muscolo è ora, ma non sar à tra qualche secondo. Tornerai meno Adone e pi ù uomonudo, tornerai sensuale e liscio nella tua giovinezza. Tu non lo sai, tu poni le labbra su di me per sentirmi appannare, mi fai boccacce, studi davanti a me, piangi davanti a me, il perch é non lo so, ma è sicuramente pi ù facile essere tristi in compagnia. Io ti posso aiutare, io sono lo specchio del corpo e dell ’ anima. Io sono pi ù felice di te quando tu sei felice, posso farti scoprire che non hai l ’ aspetto giusto per stare con altri tuoi simili dopo che hai pianto. Uomonudo, quando piangi, non so come, ma non sei l

Fare gruppo con gli ATA

Intervista a Flavio Molaro Il signor Molaro, bidello presso il Liceo Marinelli, era stato invitato da alcuni studenti di 5^N alla tradizionale festa di maturità di venerdì 29 maggio. Tuttavia, gli è giunta voce che qualcuno non gradiva la presenza del personale ATA alla festa, provocandogli molta delusione, che ha riversato in uno stato facebook diventato presto virale (lo riportiamo alla fine dell’intervista). In seguito, molte accuse sono state mosse verso i Marinelliani da parte soprattutto di alcuni ex Marinelliani, che hanno generalizzato facendo un po’ di tutta l’erba un fascio. Per fornire un quadro della situazione più chiaro abbiamo deciso di intervistare Flavio Molaro, a cui tra l’altro facciamo tanti auguri per il compleanno che festeggia proprio oggi. Puoi raccontarci cosa è successo e le   emozioni e i pensieri che ti ha suscitato questo episodio? Sono venuto a sapere che alcuni studenti non   gradivano un bidello alla loro cena, perché i   bidelli non fanno

Birdman, né col cinema popolare né col cinema d'autore

Che Iñárritu si cimentasse, prima o poi, nel discorso metacinematografico, facendo cioè cinema che parli del cinema stesso, non era cosa poi tanto imprevedibile. Film come 21 Grams o Babel stupivano per come la complessa struttura narrativa occultasse la sostanziale povertà di idee, povertà che in Biutiful , dramma apatico e francamente noioso sulle vite difficili nei bassifondi spagnoli, toccava picchi difficilmente immaginabili. È comprensibile che si percorra la via dell'autoreferenza qualora il mondo non abbia più nulla da dirci, o noi non siamo più capaci di cogliervi alcunché; sperare che questa virata tematica entusiasmi, a prescindere dalla presenza o meno di un effettuale apporto di contenuto, è piuttosto ingenuo. Riggan Thomson – un tempo eroe della saga di blockbuster Birdman , ora attore fallito e padre manchevole – cerca il proprio riscatto umano e artistico in un ambizioso progetto: una pièce teatrale tratta da una raccolta di racconti di Raymond Carver. Mentre

Ciò che scienza non è

I vaccini causano l'autismo, l'AIDS non è causato dall'HIV, l'uomo non è mai stato sulla Luna e la Terra è piatta. Queste teorie ovviamente stanno alla scienza quanto il “Mein Kampf” sta ai diritti umani, ma la cosa non scalfisce minimamente le marmoree certezze dei complottisti, i quali continueranno ad accusare ora le case farmaceutiche, ora le celeberrime lobby degli scienziati di tenere nascosta la vera verità. Tutto ciò è però ovviamente reso possibile solo grazie ai malvagi Stati Uniti, che tra un cadavere alieno nascosto nell'armadio e una spruzzata di scie chimiche vogliono dominare il mondo. Nella mente del complottista medio ovviamente tutto ciò ha perfettamente senso, e deve quindi essere diffuso il più possibile per evitare l'estendersi del controllo dei “poteri forti” (lobby, massonerie, rettiliani e gnomi con l'ascia). Ma com'è possibile che delle simili fantasie vengano scambiate per teorie scientifiche se non addirittura apertamente

Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia

E’ dal 22 maggio 2013 che Christian Di Domenico, attore teatrale lombardo, presenta nei teatri e nelle scuole d’Italia il suo nuovo spettacolo “ U Parrinu - La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia .” L’attore fa un monologo sulla vita di Pino Puglisi, primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia nella borgata di Brancaccio il 15 settembre 1993 . Padre Pino Puglisi, chiamato “3P”, nasce a Brancaccio il 15 settembre 1937. A 16 anni entra nel seminario diocesano di Palermo, e dopo qualche anno ottiene le prime nomine come vicario cooperatore, rettore e cappellano. Già in questi anni si interessa alle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città, fino a quando, il primo ottobre 1970, viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese segnato da una sanguinosa faida familiare, dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a far riconciliare le famiglie nemiche. In questi anni segue anche le battaglie socia­li di un’altra zona periferica della citt

La marcia zoppicante del capitalismo

Nel settecento lo scozzese Adam Smith maturò una teoria economica, quel liberismo che avrebbe poi innescato un processo di trasformazione irreversibile non solo nel mondo del mercato, ma nella società stessa, nei singoli individui. La sua “new economy”, ormai matrice della nostra ideologia comune, si fonda su un paradosso etico-morale particolarmente interessante. Per affrontarlo, si potrebbe fare l'esempio del parallelo tra Wall Street (finanza) e Main Street (economia reale). Affinchè quest'ultima – che rappresenta i lavoratori comuni- possa ottenere un vantaggio, è necessario un precedente arricchimento della prima: in questo modo, l'azione finalizzata ad uno scopo giusto, si rivela sbagliata nelle sua fondamenta. La legge di Say e l'economia keynesiana, nella loro diversità, sono due facce della stessa medaglia. Una medaglia ormai logorata e zoppicante, arenatasi nei suoi stessi meccanismi perversi. La crisi finanziaria del 2008 ( la famosa bancarotta della Lehma

Garissa e Kigali: l’Africa soffre ma può rialzarsi

"148 is not just a number!", l'urlo dei manifestanti dopo la strage di Garissa Sono centoquarantotto i morti al Campus Universitario di Garissa, in Kenya. Vittime di un attacco terroristico di un gruppo di islamici, infuriati per l’intervento militare kenyota che aveva ostacolato il loro operato in Somalia: i carnefici si sentivano, essi per primi, vittime. Ma gli studenti con i loro sogni, i loro libri, e la loro fede, vissuta come una normale componente della vita, avevano poco a che fare con certe rivendicazioni geo-politiche. Episodi del genere accadono spesso in Africa. Possono incendiarsi per questioni religiose, territoriali, etniche, anche se resta un filone comune a legarli tutti: una politica coloniale fallimentare che ha lasciato una ferita ancora aperta, una classe politica spesso corrotta e una società civile poco pronta a tenere viva un’effettiva democrazia. Tuttavia, questi sanguinosissimi conflitti etnici possono essere superati, e il Ruanda, che il 7

Lettera a Qualcuno

Caro signor Creatore, Se è davvero lei che ha creato questo mondo ora così insano, perché sta distante? Perché a prevalere nelle persone è il male? E’ stato forse costretto ad allontanarsi per la troppa malvagità? Questo mondo ha visto grandi amicizie e grandi amori, forti come vecchie querce, ma ha visto anche devastanti guerre e conflitti così ostinati e cruenti, e odi tenaci e altrettanto distruttivi. Che cosa è successo? Siamo forse esseri creati per opprimersi e uccidersi? Eppure il mondo, la nostra così amata Terra, ricorda un uomo, un uomo chiamato Gesù; e di costui non ricorda parole d’odio, ma d’amore, di giustizia, di fratellanza. Eppure anche costui, così giusto, così benevolo, che porse l’altra guancia e predicò il rispetto, anch’egli fu oppresso, brutalmente ucciso, massacrato. Ed è a questo punto, caro mio signor Creatore, che io le domando il perché di questa curiosa, crudele, intensa e contraddittoria esperienza chiamata vita. E mi domando se lei, signor Creato

L'appiattimento mentale dello studente di quinta

Un "esercito di "studenti-automi" dal video Another Brick in the wall “Ormai siete in quinta! Il vostro dovere è studiare!” Frase trita e ritrita che, puntualmente, gli studenti si sentono ripetere ogniqualvolta se ne presenti la possibilità. Sembra essere la risposta ad ogni lamentela, dubbio, esitazione. E’ possibile, o meglio, è accettabile però che questo dovere annulli il potere ? Possibile che l’obbligo debba annullare tutto il resto? La mia personale sensazione è di una cultura che genera anticultura, riluttanza a lei stessa. Una scuola che non convince lo studente ad interessarsi ma lo costringe a farlo. Ministri dell’istruzione quanto più possibile lontani dall’effettiva realtà scolastica che giocano con le fondamenta della società futura creando un esercito di automi con stupefacenti capacità mnemoniche, ma poco altro. Automi che non hanno avuto il tempo di interiorizzare e discutere dei concetti imparati e trasmessi dai professori, nella frenesia conti

Talk Show e Reality

Intervista a Selvaggia Lucarelli                               L’evento "Processo ai Talk Show" è stato uno dei più seguiti del festival. D’altronde i talk show sono uno dei format televisivi più di successo, sono ben 19 quelli in onda sulle TV italiane, anche se si tratta di un genere che sembra non saper più innovare. Gli ospiti presenti in sala sono Corrado Formigli (conduttore del talk show Piazzapulita), Selvaggia Lucarelli (blogger e giornalista), Carlo Freccero (autore televisivo e saggista), Filippo Facci (Libero), Marianna Aprile (Oggi) e Alessio Viola (SkyTg24). Il pubblico in sala ha fatto da giuria e alla fine ha assolto i talk show. Non altrettanto clemente è stata Selvaggia Lucarelli, facente parte dell’accusa, che si è scagliata senza pietà su di essi. Ecco qua la nostra intervista: Lei ha un blog molto seguito: quale pensa che siano le potenzialità della comunicazione su queste piattaforme? Le potenzialità sono sempre in crescita e in evoluzione, si a

“Tutto ciò che è diverso da me mi arricchisce”

È questa significativa citazione di Saint-Exupéry che ha svolto il ruolo di filo conduttore della conferenza intitolata “Le frontiere della libertà di espressione” mediata da Thierry Vissol, consigliere speciale media e comunicazioni presso la rappresentanza della Commissione Europea a Roma. Arricchita dai preziosi interventi dello scrittore Jean-Pierre Guéno, della scrittrice Chiara Mezzalama, del vignettista Mauro Biani e del direttore VoxEurop GianPaolo Accardo, la discussione si è snodata attorno alle domande “Che cosa vuol dire libertà di espressione” e “Quali sono i veri limiti per poterla limitare?”. Guéno ha subito messo in luce l’importanza del rispetto, inteso sia come lavoro ben fatto del giornalista, sia come rispetto verso gli altri, alla base dei limiti da porre. La scrittrice Mezzalama, facendo inevitabilmente riferimento all’attentato al giornale satirico francese Charlie Hébdo , ha precisato l’importanza del “non prendersi troppo sul serio”, concetto che, prob